Induttori di resistenza.
A fianco dei fungicidi che hanno ottenuto dal Ministero della Sanità e dal Ministero delle Politiche Agricole l’etichetta di “agrifarmaci” e quindi sono riconosiuti come tali, esiste una tipologia di prodotti che al momento non rientrano in questa categoria, nonostante la comprovata attività antifungina. Tali prodotti sarebbero ascrivibili alla famiglia dei biostimolanti o induttori di resistenza, ovvero sostanze di sintesi o di origine naturale in grado di stimolare le difese endogene della pianta, costringendo la stessa ad attivare meccanismi propri che possono ostacolare la progressione del patogeno. Capostipite di questa categoria è il fosfito di potassio, del quale da quasi un ventennio si conoscono le caratteristiche antifungine ma che solo ultimamente sta ottenendo la registrazione come “agrofarmaco” propriamente detto, in attesa che la legge italiana riconosca come categoria a se stante quella dei biostimolanti. Infatti l’interesse per tali prodotti è in continua crescita in virtù dell’ottimo profilo tossicologico degli stessi e la quasi assenza di residui (per molti di questi, ma non l’acido fosforoso).