Prodotto derivante dalla “fermentazione acetica” di mosto cotto, condotta da ceppi di lievito selezionati appartenenti ai generi Acetobacter e Gluconobacter.
Il termine balsamico apparve per la prima volta nel 1747, nonostante la sua tradizione abbia radici ben più profonde, e deriva dalle proprietà medicinali di questo aceto. Il duplice impiego, da principio in campo medicinale (ottime proprietà curative nelle infiammazioni delle mucose) successivamente in gastronomia, trova conferma nella tradizione e in vari documenti.
L’aceto balsamico italiano più importante e famoso al mondo è sicuramente quello di Modena, il quale deve rispettare disciplinari di produzione specifici, sia per quanto riguarda la zona di produzione e i vitigni ammessi, sia per le fasi di lavorazione ed invecchiamento. È ottenuto dal mosto cotto a fuoco diretto e a vaso aperto di uve prodotte da uno o più dei vitigni Trebbiano, Occhio di Gatta, Spergola, Berzemino e Lambruschi, tradizionalmente coltivati nella provincia emiliana.
Le operazioni di produzione sono differenti in modi e tempi a seconda della tradizione di ogni “maestro acetaio” e richiedono manualità ed esperienza non comuni per ottenere quei profumi e quegli aromi che rendono l’aceto balsamico di Modena unico al mondo.
Esso deve quindi rispondere alle caratteristiche organolettiche e qualitative previste dal disciplinare di produzione: il colore carico e lucente, profumo complesso e penetrante ed un sapore vellutato, equilibrato tra il dolce e l’agro.