Anche se sono noti impieghi già nel Medio Evo, i fili si sono diffusi tardi nel vigneto e l’utilizzo è diventato abituale solo nella seconda metà del secolo scorso. In precedenza prevalevano i sostegni verticali o obliqui e, quando servivano collegamenti orizzontali, si impiegavano pertiche sottili o canne legate con salici. Qualche vecchio vigneto, almeno in parte così strutturato, sopravvive ancora. La zincatura del filo era nota fin dall’inizio del 1800, ma i costi ne limitavano l’impiego, per cui spesso si impiegava il filo nero, tentando di ostacolarne il deperimento con trattamenti protettivi a base di olio o vernici. Con i progressi delle trafilerie, si sono ridotte le sezioni dei fili rendendone impossibile la resistenza alla ruggine, per cui è stato indispensabile ricorrere alla zincatura.
Nel 1965, sono apparsi i primi fili di plastica e negli anni '70 il filo in poliammide ha conosciuto una certa diffusione. Oggi la durata non rappresenta più un problema in quanto fili di poliammide in opera da oltre trent'anni mantengono inalterata la loro funzionalità.
Nella seconda metà degli anni ’70, fa la sua comparsa il filo di acciaio inossidabile che, in pochi anni ha convinto i viticoltori, occupando oggi una fetta importante del mercato, nonostante i costi elevati.
Per un approfondimento vedi l'articolo "Fissaggio dei fili nel vigneto" da L'Informatore Agrario" n. 24 del 2003
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