Fino all’arrivo dell’oidio (1845) non veniva fatto alcun trattamento in vigneto. Già alcuni anni dopo si era individuato nello zolfo un buon rimedio per questa malattia e il primo problema, oltre all’approvvigionamento, era la distribuzione. Tra le soluzioni l’utilizzo di sacchetti di tela a maglie larghe che venivano agitati sulla vegetazione e i soffietti a mano. Poi arrivarono i primi impolveratori realizzati in legno funzionanti tramite soffietto o ventola che, migliorati (oggi spesso con azionamento a batteria), sono ancora di attualità.
Con l’avvento della peronospora e la scoperta della poltiglia bordolese come rimedio sono state ideate le pompe a spalla (primi anni 1890) (rimaste nella storia le pompe Vermorel e Garolla) e quindi le prime irroratrici motorizzate (diffuse nelle zone di pianura già dal dopoguerra). Dal secondo dopoguerra si è passati rapidamente dalle pompe fisse e i trattamenti fatti con lunghi tubi di gomma, alle pompe abbinate alle trattrici funzionanti prima solo con la pressione idraulica e poi con l’aiuto dell’aria prodotto da apposite ventole. Risalgono al 1961 i primi impieghi dell’elicottero che ha avuto grande diffusione fin verso la fine del secolo per poi quasi scomparire con ormai pochi mezzi attivi. Gli anni 2000 segnano l’avvento delle macchine con recupero della soluzione irrorata allo scopo di ridurre la frazione dispersa. Le misture di difesa sono passate dalla soluzione rameica a tutti gli altri prodotti (fungicidi, insetticidi, acaricidi, concimi fogliari, ecc.) che man mano l’industria chimica o quella di preparati biologici hanno messo a disposizione per la difesa dalle avversità fungine ed animali della vite. Nel tempo si è continuamente cercato di migliorare (la ricerca continua tutt’ora) l’efficacia del trattamento curando tutti gli aspetti che verranno in seguito illustrati.