Vitigno dalle origine ignote, la cui esistenza è documentata a partire dal 19° secolo. Negli Atti della Giunta per la Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola (1883) è riportato con il nome di Petino nei comuni Celleno, Graffignano, Grotte Santo Stefano, Marta, Montefiascone e Soriano nel Cimino: oggi si ritrova i pochissimi vigneti dell’alto Viterbese. Grappolo grande, conico, spesso alato, spargolo. Acino piccolo, sferoidale mediamente pruinoso. La varietà è iscritta al Registro volontario regionale delle biodiversità vegetali a rischio di erosione genetica. (Gaetano Ciolfi e Giorgio Casadei - Arsial Velletri)