di Lorenzo Tablino
Ormai tutte le cantine devono avere un passito in listino! Battuta d'effetto ma non priva di realismo:in effetti molti imprenditori si sono lasciati attirare dalla moda dei passiti e oggi troviamo questa tipologia di vino praticamente in tutte le zone vinicole, anche dove non erano proprio tradizionali e nessuno aveva pensato di produrli.
Nell'albese la produzione dei passiti non è documentabile a livello storico. Solo a Canelli e Strevi a inizio secolo il moscato passito trova qualche applicazione industriale.Ma la tradizione contadina di appassire i grappoli migliori di uva per farne in seguito un vino speciale, dolce, da offrire come rarità in particolari occasioni oppure a ospiti graditi è ben documentata e rimarcata. Su queste premesse,alcuni imprenditori, proporranno ad inizio degli anni ottanta i primi passiti.
Possiamo definire passito un vino ottenuto mediante appassimento dell'uva in varie forme ma senza aggiunta di alcol.
Questo il passito ma la definizione non è chiara, come d'altronde anche per tutte le tipologie di vini speciali detti anche "vini da dessert " .
Le tecniche di appassimento
Per ottenere il necessario appassimento dell"uva possiamo distinguere due tecniche generali
A- Sulla pianta
Si lascia l'uva sulla pianta per un periodo variabile- da due settimane a 30giorni giorni - - si può anche effettuare la torsione del peduncolo per accelerare l"appassimento .
Ma i rischi sono enormi . A parte i danni per uccelli o altri parassiti sono le possibili avverse condizioni climatiche il rischio maggiore .
B- In fruttaio
L’uva viene conservata su graticci o appesa, oppure sistemata in apposite cassette .L’appassimento può avvenire essere in ambiente aperto o chiuso. Per un periodo variabile che può durare anche 4-5 mesi .Le complesse reazioni e relative modifiche della composizione nell’intero acino che avvengono in questa fase richiederebbero un apposito articolo. Si assiste ad una concentrazione di zuccheri ma solo per diminuzione di peso legata alla disidratazione . Gli acidi diminuiscono per combustione respiratoria. Il tartarico è meno interessato mentre il malico diminuisce sensibilmente, mentre il citrico aumenta per disidratazione. I polisaccaridi aumentano,come il colore che migra dalla buccia alla polpa.
Il peso cala in genere del 25-35 % .
Per una buona riuscita del fenomeno incide innanzitutto l’umidità che deve essere bassa, la ventilazione, la varietà d’uva il suo spessore della buccia e il contenuto in pruina . Ma tale pratica pone grossi problemi :l’insorgere di malattie, muffa grigia in particolare , i tempi lunghi , locali ampi, capitali immobilizzati, eccesso di manodopera . Pertanto da molti anni si utilizza l’appassimento artificiale delle uva con utilizzo di celle di condizionamento .
In genere l’ aria è riscaldata sui 30 gradi e l’umidità relativa è condizionata ad un valore del 60 %.
In dieci giorni si raggiunge l’appassimento di 90 giorni naturali . Con vantaggi notevoli ben intuibili per la manodopera e per l’ assenza di muffa grigia .Sul piano della qualità abbiamo maggior riduzione di malico . Migliore concentrazione di zuccheri che non vengono demolititi per assenza di di muffe, assenti per condizioni sfavorevoli. I pareri dei tecnici sull’appassimento artificiale non sono concordi.
In particolare si ritiene che i profumi ottenuti con tali tecnologia siano di livello inferiore sul piano della finezza ed eleganza . Ma al di la della tecnica di appassimento prioritarie restano la scelta del vitigno e la conduzione del vigneto .
Vitigno: possibilmente a maturazione precoce, buccia spessa, acini spargoli
Nel vigneto basse rese, controllo delle malattie, trattamenti per ispessimento buccia
Le operazioni di cantina
Iniziano dalla torchiatura dell’uva appassita . In genere è difficoltosa per il fatto che la quantità di polpa è sensibilmente ridotta . Si utilizzano presse orizzontali pneumatiche o torchi meccanici nei casi di basse produzioni.La resa infatti è molto ridotta, al massimo sia arriva al 40 per cento. Alcuni enologi ritengono utile diraspare l’uva appassite e in alcune zone esempio valle Bagnario a Strevi piccoli produttori procedono ancora alla diraspatura ovviamente manuale. Ma è un operazione molto complessa.
La pulizia del mosto in genere è statica e difficoltosa per l’elevata densità .
Per la fermentazione in genere si aggiungono fermenti selezionati del ceppo Bayanus -vecchia classificazione- per avere prevalenza di un ceppo resistente all’ alcool, ma vengono anche usati ceppi Cerevisiae varietali. L’appassimento ha variato le composizione del mosto per cui la fermentazione dura a lungo, anche 6- 8 mesi. Si arresta , in genere a 13,5 -14 gradi per elevato grado alcolico, stanchezza lieviti e altri motivi. E’ un momento importante per il passito : occorre molta attenzione all ’ equilibrio tra i suoi componenti . In genere 13 gradi alcol, zuccheri oltre 100 grammi per litro e ph oltre 3,4 garantiscono un buon equilibrio in bocca. L’aggiunta di solforosa facilità le operazioni. La conservazione del vino passito avviene in acciaio o in barriques. La chiarificazione con bentonite ,caseinati, albumine va fatta con molta cautela e con bassi dosaggi per due motivi:
1-Non esistono problemi di stabilità o astringenza
2- Occorre rispettare al massimo le caratteristiche del prodotto
La filtrazione avverrà con materiali idonei a solo effetto sgrossante , in genere cartoni a fibre larghe tipo k 10 . Alcuni usano il sistema Profile per brillantare. Infine si imbottiglia , utilizzando quasi sempre piccoli formati per valorizzare il prodotto e per il prezzo comunque elevato : 500 oppure 375 cc. E’ sempre consigliabile un affinamento ulteriore per almeno sei mesi prima della spedizione. Il passito è un vino di lunghissima evoluzione, praticamente illimitata, grazie al forte grado alcolico.
I produttori dei vini passiti
Mariuccia Borio- produttrice di Aviè -Piemonte Passito Moscato Doc--Costigliole d’Asti -At
L’uva moscato si raccoglie dopo circa 6- 8- giorni dalla maturazione fisiologica.
La varietà è a grappoli piccoli e spargoli. Usiamo cassette di plastica da 4 kilogrammi
L’appassimento in fruttaio dura 40 giorni con controllo dell’umidità in caso di pioggia e condizionamento della temperatura dopo alcuni giorni. In caso di attacchi di botritis si sparge sui grappoli un po’ di bentonite. La perdita in peso è di circa il 35 %.
La pressatura è soffice con basse rese -circa 40% in volume. La decantazione statica precede la fermentazione a 17 gradi con lieviti selezionati. Avremo 13-14 gradi alcolici con un residuo zuccherino di oltre 100 gr per lt. Il prodotto va in barriques nuove di rovere francese. Fermenta per circa 60 giorni, poi travasiamo e gestiamo le fecce fini con batonage (ogni 15 gg per qualche mese). Il prodotto lo imbottigliamo in luglio.
Nel 2002 abbiamo rinunciato al prodotto per vendemmia cattiva.
Bruna Ferro - Produttrice di “Respiro di vigna”- Passito da uve barbera - San Marzano Oliveto –AT
“A metà ottobre, vengono tolte le foglie per facilitare la circolazione dell'aria tra i grappoli di Barbera. Un diradamento eseguito a fine agosto e ripetuto a metà ottobre permettono di attendere una surmaturazione naturale dei grappoli prima della vendemmia che si effettua (a seconda della annate)nella seconda- terza decade di novembre. La raccolta dell’uva avviene in cassettine forate che sono poi stoccate in locali termocondizionati per un ulteriore appassimento degli acini e una concentrazione naturale degli zuccheri. Il vino è ottenuto con una spremitura soffice e dopo un breve periodo di macerazione sulle bucce, la residua fermentazione, lenta e costante, avviene in barriques di legno francese per 7/8 mesi. La stabilizzazione e l’affinamento del vino avvengono in modo del tutto spontaneo e naturale per mantenerne intatte le caratteristiche organolettiche così particolari.”
Giulio Accornero e figli – produttore di Malvasia Casorzo passito Pico -Vignale Monferrato - At
“Proponiamo la malvasia passita nelle risposta di antiche tradizioni del nostro territorio
Si tratta di un vitigno da secoli adattato a questa lavorazione.
Raccogliamo a maturazione fisiologica, l’appassimento avviene in cassette di legno e dura circa 5 mesi. Di giorno al sole, di notte al coperto, non condizioniamo umidità e temperatura .L’uva riduce il peso del 50 % e oltre,il babo sfiora alcune annate i 34
Un torchio meccanico a vite estrae un succo che fermenta in barriques con lieviti naturali, per circa 9-10 mesi. I quadri aromatici particolari e la grande possibilità evolutiva ne fanno un prodotto particolare”.
Enol. Piero Quadrumolo- Direttore Generale cantine Terre da Vino - Barolo-Cn -
“Abbiamo iniziato la produzione del Piemonte Moscato Passito con la vendemmia 2000.Il risultato è il frutto di una ricerca condotta dai nostri tecnici incollaborazione con quelli della Vignaioli e la consulenza scientifica della Facoltà di Agraria dell'Università di Torino. Poichè l'obbiettivo era quello di ottenere un prodotto con un grado zuccherino elevato ( circa 26 Babo) è stata adottata la tecnica della vendemmia tardiva senza muffa nobile in quanto trattandosi di zona e periodo relativamente caldi è forte il rischio di marciume acido. L'obiettivo è quello di ottenere un prodotto molto ricco di aromi primari con un forte timbro varietale del Moscato. A seguito delle forti difficoltà della vendemmia 2002 che ci hanno fatto perdere gran parte del prodotto stiamo attivando un fruttaio ( cella a temperatura e umidità controllate) per supportare eventuali difficoltà in vigneto.Non abbiamo ancora esperienze relative a questa tecnica anche se riteniamo che la vendemmia tardiva con la surmaturazione in pianta sia insostituibile.”
Enol. Mario Sandri - viticoltore e produttore di Seren -Alba – Cn
E’ un vino che si trova con difficoltà, non è in commercio e ne esiste pochissimo.
Eppure se ne parla. Anzi il passaparola ne ha fatto un vino unico, speciale, raro.
Per ora lo hanno assaggiato alcuni vip albesi e casualmente alcuni fortunati onavisti in gita domenicale. Ma lo trovi sul listino della carta dei vini di Alfonso Jaccarino nel suo celebre ristorante “Don Alfonso” a Sant’Agata dei due golfi.
Questo vino ha un nome: Seren.
E 'stata l’ultima fatica del collega e amico Andrea Viberti. Prima che ci lasciasse , due anni fa . Chi produce Seren? Come è fatto???
Mario Sandri produce di questo vino, la sua cascina è a Madonna di Como sulle colline albesi , porta il nome di sua madre Metilde.
Di Seren dice poco o niente. Il vitigno è il moscato, da secoli esiste nella tipologia passito.
Sandri sfrutta per questo vino la combinazione freddo di notte in sinergia con l’ appassimento, assolutamente naturale,sulla pianta. Roba, anche questa, vecchia di tremila anni. Qualcosa comunque riesco a farglielo dire :
Quest’anno non ha fatto il Seren. “Botritis”? Chiedo.
“No! No! Quest’anno non ha non ha fatto freddo di notte “.
Sto per ridere! Con tutti i concentratori a freddo, deumidificatori, impianti a osmosi che hanno invaso molte cantine di Langa? Non dice nulla.
Non gliene frega niente, quest’anno il Seren non si fa, punto e basta., “le uva le ho vendute “ aggiunge. Dice soltanto che il processo nel vigneto e poi in cantina è molto lungo e articolato, ma non fa riferimento al Sauternes, piuttosto i Beeren-Auslese del Reno- Mosella. “Fermenta per otto mesi e poi si conserva in legno in fusti vecchi di rovere da sette ettolitri per almeno un anno. Poi sta in bottiglia per un altro anno.
FINESTRA 10
Tecnologie, scorciatoie e furbizie
Occorre riscrivere i disciplinari dei numerosi passiti italiani, quelli ammessi sono oltre cinquanta. Di fatto molti prodotti sul mercato sono abbastanza banali, generici, privi di precisa identità o di caratteri varietali: si cerca solo la potenza del grado e della concentrazione zuccherina, unici parametri che contano in una valutazione quanto mai riduttiva del concetto di mercato. Riscrivere i disciplinari, sull’esempio del Loazzolo, come emerso dal convegno del 22 giugno 2003 in occasione dei 10 anni della doc omonima : basse rese nel vigneto e rispetto del territorio e delle tradizioni. In un momento in cui osmosi inversa, evaporazione sotto vuoto, concentrazione a caldo e a freddo dominano il panorama tecnologico in cantina, ove le tecniche sottrattive d’acqua spesso sostituiscono il naturale appassimento in vigneto e fruttaio, forse è il caso che il legislatore affronti globalmente la questione. Spesso le tecnologie d’assalto sono brillanti scorciatoie, riducono moltissimo costi, tempi e soprattutto rischi, ma in alcuni casi sfiorano la frode. Fare dei passiti di qualità non vuol dite fare dei liquori o marmellate, non è necessario avere sempre 25 gradi complessivi, con zuccheri talmente elevati che rendono il prodotto stucchevole, non vuol dire fare i furbi giocando su diciture generiche o legislazioni carenti, magari di dubbia interpretazione.
Eleganza, finezza, complessità e ricchezza sensoriale si devono ottenere nel rispetto della materia prima, delle tradizioni di cantina e del territorio, ma soprattutto con un lavoro in vigneto e cantina simbolo di passione e professionalità ma anche di onestà e ed etica, che significa anche e soprattutto rispetto verso il consumatore.
FINESTRA 10
PASSITI A TAVOLA
Argomento assai complesso: abbinare i vini passiti sfugge alle sacre regole che regolano il matrimonio tra vino e tavola. La scheda Mercadini obiettivamente é di difficile applicazione. Oggi sono di moda i vini da meditazione, ma vuole dire nulla, a stomaco pieno si medita meglio in tutti i sensi e allora abbiniamoli questi passiti. Di norma si preferisce un abbinamento di contrasto ovvero formaggi erborinati o molto stagionati o piccanti o fermentati . Meglio di tutto il foie gras e derivati. Con i dolci base di mandorla oppure i classici cantuccini magari “ pucciati “ nel bicchierino. I passiti di uve a bacca nera possono anche adattarsi al cioccolato, spesso accompagnano alcuni dolci tipici piemontesi - bonet o amaretti), o per affogare una crema gelato e perché no, una macedonia di frutti rossi ?
Serviteli i vini passiti a temperatura di 13-14 gradi per limitare gli effetti dell’alcol elevato. Se troppo freddi mortifichiamo gli splendidi profumi. Chi ha la fortuna di assaggiare un passito molto vecchio lo apra un ' ora prima, se di uva a bacca nera valuti un eventuale decantage. Il tappo spesso è un problema, non è facile aprire un passito di Erbaluce di Caluso del 1958 , senza combinare guai. Una piccola pressione provoca la caduta del tappo nel vino,oppure alzando il levatappi si sbriciola il tutto. Useremo un lamellare, oppure un levatappi con la spirale adatta e- tassativo- doppia battuta sul decapsulatore.
FINESTRA
LE CASETTE MODERNE
Il nuovo contenitore in plastica “Super Plateau M.A.” in grado di semplificare il processo di appassimento dell’uva e ridurre fino al 90% i tempi di manodopera.
Trattasi di un contenitore 80x120x15h cm. (il fondo e le pareti lunghe completamente forate e le pareti corte amovibili) avente una capacità contenitiva di 25/30 kg. di uva fresca. Risultato: un efficace processo di appassimento dell’uva, poiché essendo completamente aperto il contenitore canalizza l’aria a beneficio del prodotto, sia esso posto all’inizio, in centro o alla fine del fruttaio.
Il contenitore viene confezionato a “pacco” composto da:
· 1 pallet di plastica 80x120 cm.
· 9 contenitori 80x120x15h cm. (fondo e pareti lunghe forate, pareti corte sfilabili)
· 3 traversali in acciaio inox da posizionare sull’ultimo contenitore per garantire la massima sicurezza in sovrapposizione.
La dimensione d’ingombro del pacco è 80x120x150h cm..
La sovrapposizione è garantita fino a tre pacchi (4,50 mt.)
Al momento della pigiatura, l’intero quantitativo di uva presente nel pacco viene direttamente svuotato su nastro di controllo o in tramoggia. Il tutto avviene con l’aiuto di un carrello elevatore attrezzato con rotore.
A completamento del Super Plateau M.A., siamo in grado di fornire:
· Carrellino per il trasporto in campo di un contenitore
· Rotore da applicare su carrello elevatore
· Piattaforma per sversamento pacco in tramoggia
· Macchina per il lavaggio/asciugatura plateau
Prodotto dalla SIMP srl –Castagnaro –VR –via Polesine 40 tel 0442-92135-fax 0442-675022-. e. mail
info@e-simp.
FINESTRA
UN GIORNO A LOAZZOLO
Per un vino venti anni sono un periodo rappresentativo.
Se poi il vino è raro, di alto profilo e prodotto in un territorio molto vocato da un
produttore carismatico, ci sono tutti gli ingredienti per una degustazione da non dimenticare.
Queste le impressioni che ho avuto domenica 4 settembre 2005, quando a Loazzolo -At - ho salutato gli amici Silvia e Giancarlo Scaglione , presso le antiche Cantine del Forteto della Luja.
Avevano deciso di festeggiare degnamente questo “Ventennale” con una degustazione verticale le ultime venti annate di Forteto della Luja ( Loazzolo doc dal 1994), un passito particolare ottenuto dalla vendemmia tardive delle uve moscato dei vigneti di Loazzolo.
Un evento enologico veramente unico ed inedito per tipologia di vino e numero di annate storiche. (1985-2005 ).
Con alcuni enologi commentavo l’impressionante, piacevole freschezza aromatica del 1989 e del 1990, ma tutte le annate erano eccellenti.
Sui banchi d’assaggio anno le eccellenze gastronomiche della Lagna Artigiana, come il formaggio caprino Roccaverano DOP e la nocciola Tonda gentile delle Langhe.
E’ seguita una visita guidate al vicino Bosco della Luja.
Il ricavato dell’incontro è stato interamente devoluto al Progetto Panda Club (iscrizione al WWF per le scuole medie ed elementari ).
Il Loazzolo doc
Otto produttori per una piccola doc che sta ottenendo grande successo di mercato e immagine.
Ecco i punti salienti che la caratterizzano: I vigneti devono essere acclivi, cioè ubicati su pendii e dorsi collinari soleggiati.
L’età delle viti deve essere di almeno otto anni e le uve devono provenire esclusivamente dal comune di Loazzolo, così come nel territorio comunale deve avvenire la vinificazione, l’invecchiamento e l’imbottigliamento.
L’esposizione delle vigne deve essere solare da sud-est a sud-ovest e più precisamente da 90° e 280° della rosa dei venti con l’esclusione delle superfici vitate diversamente collocate rispetto a detta insolazione.
La giacitura dei terreni vitati, per favorire l’insolazione, deve essere collinare con pendenza minima del 20% considerando per i vigneti terrazzati o ciglionati il profilo della collina pregresso al terrazzamento.
La resa ad ettaro massimo 27,5 Hl con vendemmia tardiva che decorre dal 20 Settembre con raccolta delle uve per cernite successive.
L’invecchiamento minimo è di due anni di cui almeno sei mesi in piccole botti di legno, durante l’affinamento che precede la messa in bottiglia, il vino può compiere una lenta fermentazione che si attenua nei mesi più freddi, (con un calo quantitativo più marcato rispetto ad altri vini).
Sulle bottiglie deve sempre figurare l’indicazione dell’annata di produzione delle uve.