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L’Italia è in assoluto il paese con il maggior numero di vitigni autoctoni, vantando oltre 500 varietà di vite da vino, alcune molto conosciute altre, purtroppo, in via d’estinzione. Il recupero e la valorizzazione di questi vitigni, non soltanto offre un’affermazione dal punto di vista commerciale, ma accentua le peculiarità che il nostro Paese, più di tutti, garantisce da sempre.
L’”Atlante dei vitigni e vini di territorio”, edito da Edagricole, descrive 126 vitigni autoctoni a diffusione limitata, ossia con una superficie coltivata inferiore ai 200 ettari. L’obiettivo del libro è quello di far comprendere quanto importante sia preservare l’elevata biodiversità della vite, non solo per mantenere vivo il legame con le vecchie tradizioni ma anche per eventuali futuri programmi di miglioramento genetico, in relazione soprattutto alle sfide imposte dal cambiamento climatico, e per ottenere vini originali e caratteristici.
Dopo un’interessante prefazione a cura dei tre autori principali, il volume è suddiviso in 20 capitoli, che stanno ad indicare le 20 regioni che compongono il nostro Paese. Partendo dal Piemonte e terminando in Sardegna, le pagine offrono la possibilità di viaggiare in tutta la Penisola, facendo sì che il lettore possa immergersi nella tipicità dei vitigni che ciascuna regione propone. Infatti, ogni capitolo inizia con una breve ma efficace panoramica vitivinicola di ogni territorio, utile a comprendere, in maniera generale, quale sia la superficie vitata, i sistemi di allevamento utilizzati e le varietà registrate.
Di ciascuna varietà vengono poi descritti, tramite la medesima scheda di analisi, i caratteri di riconoscimento, che vanno dalla forma della foglia alla dimensione dell’acino, i caratteri viticoli ed i caratteri enologici. Molto interessante è la sezione dedicata al profilo sensoriale, dove, grazie all’utilizzo di uno schema, vengono messi in evidenza gli elementi che contraddistinguono il vino di quel vitigno.
Infine, l’ultimo paragrafo riguarda la storia e le particolarità della varietà presa in considerazione, che fornisce interessanti informazioni riguardanti le prime citazioni bibliografiche, l’etimologia del nome e l’eventuale diffusione.
Tutte le descrizioni sono accompagnate da una ricca documentazione fotografica che rende possibile il riconoscimento e l’identificazione dei vitigni autoctoni presentati.
Alberto Palliotti, Oriana Silvestroni e Stefano Poni hanno svolto un egregio lavoro, creando un vero e proprio manifesto dell’unicità del nostro territorio, anche grazie al prezioso contributo di numerosi altri esperti ed appassionati del settore, che hanno reso raggiungibile l’obiettivo desiderato.
Alla realizzazione di questo volume hanno infatti aderito numerosi collaboratori di tutta Italia che, per ringraziare del lavoro svolto, citeremo nella sezione sottostante.
I vitigni autoctoni, nel panorama vitivinicolo italiano, rivestono un ruolo di cruciale importanza, sia per chi vende il vino, perché differenziano l’offerta enologica dando la possibilità a chiunque di contraddistinguersi all’interno del mercato, sia per i consumatori e gli appassionati del settore, che hanno la possibilità di assaggiare vini che, più di altri, hanno un diretto legame con la terra nei quali vengono prodotti.
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