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È la tipologia più tradizionale; sono caratterizzati da una “elica” interna al corpo principale che indirizza il getto verso il foro di emissione circolare imprimendogli un moto rotatorio. Tra elica e foro vi è la camera di turbolenza, uno spazio vuoto cilindrico, conico o tronco-conico, che influisce grandemente sulla frantumazione del liquido. Il getto emesso da questi ugelli è di forma conica e può essere cavo o pieno: nel primo caso (più comune) la frammentazione della soluzione è accentuata e produce gocce di dimensioni non troppo omogenee e che variano tra i 100 e i 500 µm (micron) di diametro; il getto pieno invece presenta microgocce nebulizzate più grezzamente e quindi, a parità di pressione, una portata (litri di soluzione emessi al minuto, L/min) superiore, ma anche più omogenee per quanto riguarda le dimensioni.
Con l’intenzione di mitigare questa problematica sono stati messi a punto negli ultimi anni i cosiddetti ugelli ad inclusione d’aria (AI) comunemente noti come ugelli antideriva. Questa tipologia presenta due tipi di fori: quello principale per l’emissione del prodotto nebulizzato e una coppia di fori più piccoli posti poco più in basso, che provocano l’ingresso d’aria nella camera di turbolenza per effetto Venturi e di conseguenza la formazione di microgocce più grandi contenenti bolle d’aria.