Dalle vigne di montagna nascono milioni di bottiglie DOC Il Piemonte si è sempre fatto un vanto di produrre soltanto vino di collina, riservando il vigneto ben al di là delle pianure, ma non è mai stato calcolato quanto vino del Piemonte nasce in alta collina e in montagna. A svolgere questa indagine ha pensato la delegazione piemontese dell’UNCEM (l’unione di Comuni e delle Comunità Montane), affidandone il censimento alla Vignaioli Piemontesi e la comunicazione alla rivista “Barolo & Co.”.
“E’ un progetto di ricerca pluriennale – afferma Lido Riba, presidente dell’UNCEM Piemonte – che inizia con un censimento delle vigne di montagna e potrà procedere con la promozione dei vini riconosciuti montani, passando attraverso una verifica delle tendenze in atto, vallata per vallata, Comune per Comune, attraverso un’analisi della imprenditoria agricola impegnata in questo comparto, attraverso la verifica dei flussi commerciali di questi vini e lo studio della potenzialità di un settore, che fin d’ora si dimostra decisamente importante anche dal punto di vista economico, oltre agli aspetti di carattere ambientale.”
Si sa che conservare le colture agricole in area montana rappresenta una importante tutela del territorio, ma è altrettanto essenziale che le attività agricole garantiscano reddito ai montanari, prima garanzia di continuità nelle imprese da parte delle nuove generazioni. Lo ricorda Gianluigi Biestro, direttore della Vignaioli Piemontesi: “La vite storicamente ha avuto il merito di consolidare i versanti a rischio, soprattutto dove la collina si fa alta e aspra. Di questo dobbiamo rendere merito a vignaioli che hanno continuato una viticoltura eroica, realizzata per passione prima ancora che per reddito”.
PRIMA RIVELAZIONE: LE VIGNE DI MONTAGNA SONO TANTE
La ricerca avviata da UNCEM Piemonte è stata ufficialmente presentata lunedì 18 dicembre in una conferenza-stampa all’Agenzia di Pollenzo, alla presenza degli assessori regionali Bruna Sibille (montagna) e Mino Taricco (agricoltura). Con molta soddisfazione si è constatato che soltanto nell’arco alpino meridionale (province di Alessandria, Asti, Cuneo e Torino) si contano ben 3.387 ettari vitati. Si tratta di una misura cospicua, che teoricamente si può tradurre in 25-27 milioni di bottiglie ogni anno. E pensare che si sono considerati soltanto i territori riconosciuti montani in base alla legge 16/1999, quindi non tutti i Comuni compresi nelle Comunità Montane.
La limitazione all’arco meridionale è dovuta all’alta concentrazione di vigneto in queste province, ma anche al fatto che la ricerca è stata finanziata dal Distretto dei Vini Langhe Roero Monferrato, competente su questa sola area piemontese. Occorre precisare che i dati espressi da questa indagine dell’UNCEM Piemonte sono ricavati dall’anagrafe vitivinicola del Piemonte, una banca dati relativa alle sole imprese che hanno richiesto contributi finanziari alla Regione Piemonte. Il patrimonio complessivo delle vigne di montagna potrebbe anche essere superiore; lo si saprà con certezza quando saranno disponibili le elaborazioni dello Schedario Viticolo, unica fonte certificata delle superfici vitate.
SECONDA RIVELAZIONE: SONO MOLTE LE VIGNE DOC DI MONTAGNA
Il primo censimento dell’UNCEM ha messo in evidenza un altro dato importante: le vigne di montagna non sono marginali e hobbystiche, perché circa il 70% di esse risultano essere iscritte agli Albi vigneti delle DOC, per la precisione in misura pari a circa 2660 ettari.
In generale i vini piemontesi a DOC si avvicinano all’80% dell’intera produzione viticola. Quindi i vini di montagna seguono opportunamente la linea di tendenza qualitativa del restante patrimonio enologico piemontese.
La DOC più diffusa nelle vigne di montagna è il Moscato d’Asti (1.173 ettari, poi al 43%), il Dolcetto nelle sue varie tipologie raggiunge i 590 ettari, 527 ettari sono di Barbera nelle sue varie tipologie, il Cortese ha 154 ettari. Curiosamente sono consistenti anche gli ettari di Freisa (8) e di Bonarda (10).
Comunque le DOC di gusto aromatico rappresentano la metà di questi vini di montagna.
TERZA CONSIDERAZIONE: I VINI DI MONTAGNA SONO MOLTO MODERNI
Nessuna sorpresa, in quanto tutte queste notizie erano già note, ma l’occasione dell’indagine sulle vigne di montagna consente di constatare che all’area delle terre alte appartiene il vino più nuovo e sperimentale del Piemonte, lo spumante Alta Langa doc, nato da studi e ricerche, culminati nella massa a dimora di 58 ettari di nuove vigne autorizzate dalla Comunità Europea per provare i vitigni Pinot Nero e Chardonnay in un’area gradita e prossima alle grandi Case spumantiere piemontesi (Barbero 1891, Cinzano, Cocchi, Fontanafredda, Gancia, Martini & Rossi, Riccadonna, Vigne Regali).
Sono inoltre in montagna il gioiellino Loazzolo, una doc derivata dalla vendemmia tardiva delle uve moscato, e una consistente quota di uve moscato e brachetto, vini bandiera del Piemonte aromatico, come pure il Pelaverga delle Colline Saluzzesi, una felice riscoperta. Tra le rarità si possono citare il Quagliano, anch’esso saluzzese, il Ramie e il Doux d’Henry delle valli torinesi. Non è escluso d’altra parte che nuove riscoperte si possano compiere, ripescando nella cassaforte della viticoltura piemontese, il vigneto-catalogo della Regione Piemonte, gestito a Grinzane Cavour dal CNR-Istituto di Virologia Vegetale e dalla Vignaioli Piemontesi.
ASTI E ALESSANDRIA RECORD NEI NUMERI
La provincia di Asti, pur avendo una sola Comunità Montana (Langa Astigiana Val Bormida) dispone del più consistente parco di vigne di montagna: 1382 ettari (di cui 1302 a DOC) su 3387 con circa 773 aziende attive.
Segue la provincia di Alessandria, che ha quattro Comunità Montane e 1140 ettari (di cui 846 a DOC). In provincia di Cuneo è rilevante il patrimonio della sola Comunità Montana Langa delle Valli (alta valle Belbo): 301 ettari, quasi tutti a DOC; molto minori le misure rivelate dalle altre sei Comunità Montane cuneesi. Infine sono soltanto 48 gli ettari delle tre Comunità torinesi (Pellice, Chisone e Germanasca, Pinerolese Pedemontano).
Interessanti altri dati: il 22% dell’area DOC del Dolcetto di Ovada è in montagna e nella stessa area, a Lerma, è stato recentemente costruito dalla Comunità Alta Val Lemme e Alto Ovadese un centro di vinificazione, che opera a favore di decine di piccolissime aziende agricole. Lo scorso anno a Chiamonte è stato sperimentato il “vino di ghiaccio” e nelle prossime settimane si incrementeranno i numeri di queste bottiglie speciali.
Il fatto più significativo potrebbe essere il riconoscimento di una nuova DOC, il “Dolcetto dei terrazzamenti”, a riconoscimento di una specifica gestione dei versanti della Val Bormida; la Comunità Langa delle Valli ha già costruito un’associazione di produttori, che ha adottato un codice di autoregolamentazione (vigne soltanto su terrazzi, oltre i 250 metri di altitudine, mai a nord); il catasto viticolo locale registra 135 ettari pronti al futuro albo DOC.
Tanti spunti per continuare la ricerca. Oltre alla Regione e al Distretto dei Vini l’UNCEM Piemonte ringrazia la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
da
Barolo & Co. regione San Rocco 80, 14041 Agliano Terme (AT)
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