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Biossido di zolfo

Introduzione

L’impiego dell’anidride solforosa come antisettico, ottenuta dalla bruciatura dello zolfo, è noto fin dall’antichità. L’uso diventa abituale nel vino solo nella seconda metà del XIX secolo, in particolare nelle zone calde. Alla fine di questo periodo viene introdotta la somministrazione sotto forma di sale, in particolare di metabisolfito di potassio.
L’anidride solforosa (o biossido di zolfo) svolge nei mosti e nei vini azioni molto particolari, non surrogabili da altri prodotti e, proprio per questo, è ammessa anche dai disciplinari che regolano la vinificazione di uve biologiche; ovviamente con limiti che sono generalmente più bassi di quelli legali vigenti.

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Abbiamo ancora bisogno dell'anidride solforosa in enologia?

Di Elisa Martelli Da Millevigne, 2017, n. 1, 26-30 Come controllare l'uso dell'SO2 a partire dalla raccolta e conferimento in cantina e nelle successive fasi della vinificazione.

Riduzione dell'uso di SO2 nelle prime fasi della vinificazione

Maria Tiziana Lisanti, Luigi Moio Da Vitenda 2018 Come diminuire l'uso di SO2 passo dopo passo, a partire dal vigneto, soprattutto in fase di raccolta dell'uva, quindi al conferimento e durante la fermentazione alcolica.

L'anidride solforosa in enologia è ancora indispensabile?

Elisa Martelli Da Millevigne, 2017, n.4, 32-37 Seconda puntata sull'uso di SO2 in enologia, focalizzato sulle fasi di conservazione del vino e imbottigliamento.