In Italia, il controllo delle infestanti tramite erbicidi risale alla seconda metà degli anni '60, ma era già utilizzato da alcuni anni in Francia, Svizzera e Germania, Paesi nei quali la pratica ha interessato quasi tutti i vigneti per oltre un trentennio. Invece da noi, il diserbo, in particolare quello totale ottenuto con prodotti residuali (antigerminello), ovvero da distribuire prima della nascita dell’infestante, è stato limitato a poche zone viticole dove le pendenze elevate impedivano qualsiasi transito di mezzi meccanici. Nello stesso periodo si è diffuso l’impiego dei disseccanti dipiridilici (diquat e paraquat e loro miscele) diventati in seguito i diserbanti più utilizzati nel mondo (su altre colture), ma per fortuna abbandonati quasi del tutto in viticoltura, causa anche la loro elevata tossicità. Dai primi anni '80 è cominciato l’impiego del glifosate, il diserbante sistemico che, assorbito dalle foglie, trasloca fino alla radice distruggendo le piante trattate (quasi tutte le erbacee e buona parte delle arboree). Questo diserbante, diventato poi diffusissimo su tutte le colture, in vigneto viene ancora oggi molto utilizzato grazie ai costi ridotti, possibilità di impiego a dosaggi bassi (che diventano veramente bassi se il trattamento viene limitato ad una sottile striscia sottofila) e alla facilità di utilizzo. Infatti, la tecnica ormai collaudata è quella di trattare una-due volte all’anno il sottofila (circa un quarto della superficie del vigneto), intervenendo con lavorazioni o interventi superficiali sulle infestanti nell’interfila.