di Luigi Bavaresco
La vite è coltivata in varie zone del mondo a clima prevalentemente temperato (circa 8 milioni di ettari), dove produce circa 70 milioni di tonnellate di uva, utilizzate per il 70% per la produzione di vino, il 22% come uva da tavola e l’8% come uva destinata ad essere essiccata. Esistono in effetti altre utilizzazioni dell’uva (succhi non fermentati, marmellate, gelatine, ecc.) prodotte in quantità esigue, che hanno in genere un’importanza solo locale, in paesi esteri.
L’uva è il secondo frutto prodotto al mondo, dopo le banane e prima delle arance e delle mele. L’uva prodotta a fini commerciali proviene per il 99% da vitigni di
La domesticazione della vite europea risale alle origini dell’agricoltura (circa 10.000 anni fa) e nel corso dei millenni è andata differenziando un numero molto ampio di vitigni, che hanno origini prevalentemente naturali e che sono oggi ufficialmente registrati in numero di circa 10.000. Questo numero è comunque in difetto, perché nella realtà (specie in Paesi ad antica tradizione viticola come l’Italia) ne esistono molti di più.
La variabilità genetica (= numero di vitigni) quindi è molto ampia e, si potrebbe dire, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le situazioni colturali. Nonostante questo, nel corso della storia alcuni studiosi o appassionati di viticoltura si sono cimentati nell’opera di ottenere nuovi vitigni, partendo da varietà di
Questa operazione va sotto il nome di miglioramento genetico (breeding), nel senso che il “nuovo” che si ottiene è in genere migliore del “vecchio”, oltre che “diverso”.
Il motivo principale di questa attività risiede nell’ottenere vitigni (da vino) da affiancare ai tradizionali o da introdurre in particolari “terroir” (per avere una ottimale interazione genotipo-ambiente), oppure vitigni (da tavola) che si adeguino all’evoluzione del gusto dei consumatori nelle varie zone del mondo.
Ma il discorso non è tutto e solo qui, è più complesso. Per comprenderlo meglio bisogna considerare che gli obiettivi del miglioramento genetico sono tre: selezionare cloni (all’interno di vitigni-popolazione);ottenere nuovi vitigni (da vino, da tavola, da essiccare, da succo, ecc.); ottenere nuovi portinnesti.
Vitis vinifera (detta anche vite europea) mentre la restante piccola parte è data da vitigni di specie selvatiche americane o dell’estremo oriente, e dagli ibridi produttori.V. vinifera già esistenti.