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Bibliografia

Ultimi inserimenti

Trasferire nei vini le diversità dell'uva.

Anno:2004

Autori:Scarzarello L.

Rivista:Il Corriere Vinicolo N°77(48) da pagina 11

I vitigni autoctoni rappresentano un importante patrimonio per diversificare la nostra produzione, ma-spiega Vincenzo Gerbi, dell'Università di Torino servono studi e analisi anche sui composti fenolici delle uve sia per le implicazioni di ordine ampelografico, sia per valutare le potenzialità enologiche.

Selezione clonale del marzemino: problematiche e prospettive.

Anno:2004

Autori:Malossi U., Roncador I., Nicolini G., Moscon R., Mattivi F., Ciccotti Anna Maria

Rivista:Terra Trentina N°50(8) da pagina 32 a pagina 36

E' in corso di presentazione la richiesta di riconoscimento ufficiale per alcuni nuovi cloni di Marzemino selezionati in provincia di Trento: vengono riassunti sia l'attività svolta che alcuni risultati preliminari.

Caratterizzazione genetica e fenolica degli incroci Albarossa e Cornarea (Vitis Vinifera L.).

Anno:2004

Autori:Mannini F., Rolle L., Gerbi V., Zeppa V., Boccacci P.

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 123 a pagina 127

L'Albarossa e la Carnarea, due incroci a bacca rossa ottenuti negli anni trenta dal Prof. Dalmasso, sono recentemente oggetto di grande interesse in Piemonte grazie alle loro buone potenzialità e al pedigree blasonato.

Caratterizzazione viti-enologica del vitigno Lagrein e sue selezioni cloniali.

Anno:2004

Autori:Malossini U., Nicolini G., Roncador I., Mattivi F.

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 117 a pagina 121

Il Lagrein, vitigno tradizionale dell'Alto Adige, presenta caratteristiche biochimiche prossime a quelle del Teroldego e del Marzemino, avvalorando l'ipotesi di una origine comune. Coesistono all'interno del vitigno due distinte tipologie di biotipi: una a rachide lungo ed una a rachide corto.

I derivati del legno: lavori in corso.

Anno:2004

Autori:Villimburgo Manuela

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 112

Consentito dall'Oiv che ha dato parere favorevole al loro impiego, l'utilizzo dei loro derivati del legno in enologia è ancora vietato dalla legislazione dell'Unione europea se per prove sperimentali tese a controllarne la idoneata sanitaria.

Dalla barrique in poi.

Anno:2004

Autori:Villimburgo Manuela

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 111 a pagina 114

Chi cominciò ad usare le botti per trasportare il vino mai avrebbe immaginato quanto la loro importanza sarebbe cresciuta nel tempo, fino a rivestire un ruolo cruciale. Oggi, oltre alla conservazione, il legno governa affinamento e vinificazione, diventando un modo per innalzare e personalizzare il prodotto.

Lieviti indigeni in fermentazioni scalari.

Anno:2004

Autori:Zambonelli C., Tini V., Coloretti F., Benevelli Marzia

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 107 a pagina 109

Sono chiamati "autoctoni" i lievit presenti in un territorio vitivinicolo ben delimitato. Questi, riferibili non solamente al genere Saccharomyces, possono essere utilizzati per la produzione di vini con il metodo della fermentazione in associazione.

Macerare a basse temperature.

Anno:2004

Autori:Marenghi M.

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 96 a pagina 98

La tecnica della macerazione prefermentativa a freddo, messa a punto in realtà enologiche distanti dalla nostra, vanta anche in Italia un certo numero di eperienze significative. Lo studio del "VinoVigna", fra i primi a diffondere questa pratica, ha esposto i frutti della sua ricerca.

Vendemmiatrici, macchine polivalenti.

Anno:2004

Autori:Bresciani R.

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 90 a pagina 94

Non solo macchina per la raccolta, ma anche botte per i trattamenti, capace di intervenire su tre o quattro filari alla volta, e poi portattrezzi da abbinare a prepotatrici o cimatrici, anche per lavorazioni combinate. Cimatura abbinata a trattamento fitosanitario per fare un esempio.

Gestione del terreno e tipicità.

Anno:2004

Autori:Fregoni M.

Rivista:Vignevini N°33(11) da pagina 87 a pagina 88

Notevoli sono gli effetti sul terroir dello stravolgimento del suolo e del sottosuolo nel reimpianto dei vigneti. Per questo, oltre alle necessarie cautele, occorre rispettare un periodo di riposo del terreno di alcuni anni, allo scopo di ricreare i complessi equilibri chimici e fisici che sono alla base della qualità.