Il vivaio esige terreni di medio impasto tendenti al sabbioso, molto fertili, pianeggianti, non utilizzati a tale scopo da diversi anni. In casi particolari si può rimettere il vivaio sullo stesso terreno nell’anno successivo, ma i rischi di un ridotto sviluppo delle piante sono notevoli. La forma dell’appezzamento rettangolare regolare è sempre molto gradita.
La preparazione inizia con una razionale e abbondante concimazione, una lavorazione profonda e interventi superficiali per una perfetta sminuzzatura: interventi sempre fatti con terreno perfettamente in tempera.
In passato l’impianto veniva fatto a macchina con successivo ciglionamento, ma questo impedisce l’uso del film pacciamante, oggi ritenuto indispensabile.
Nel mese di maggio si procede quindi alla stesura e rincalzatura del film (prebucato ogni 8 cm) alla distanza di un metro l’uno dall’altro. Sotto ogni film quasi sempre viene predisposta una manichetta per l’irrigazione che verrà poi collegata al collettore nelle testate.
Quindi si procede, manualmente, alla messa a dimora delle talee forzate già sottoposte alla seconda paraffinatura, che vengono introdotte nei fori preformati per circa metà lunghezza.
Per gli impianti di maggiori dimensioni possono risultare utili dei carrelli a tre ruote che consentono di trasportare due cassette e l’operatore che si sposta spingendo con le gambe.
Alcuni vivai somministrano in fertirrigazione dei funghi (Trichoderma) che colonizzano l’apparato radicale delle giovani piante con la probabilità di aumentare le difese immunitarie, in particolare contro gli agenti dell’esca.