Di Gaetano Ciolfi
40 anni all’interno del sistema di ricerca in enologia
Il titolo non deve trarre in inganno in quanto il corso della trattazione, più che enunciare acquisizioni scientifiche, vuole delimitare gli eventi della narrazione compresi nell’utilizzo tra due tecniche strumentali significative per acquisire conoscenza, orientativamente gli anni 1973-2013.
Della cromatografia su carta sono rimasti, nei laboratori, i vecchi attrezzi testimoni di metodi di indagine d’altri tempi. La cromatografia, infatti, nasce intorno agli anni ’40 ed assume subito una fondamentale importanza per l’analisi chimica e le sue applicazioni; del naso elettronico si parla già da qualche anno ma le potenzialità, in alcuni settori, sono ancora da scoprire.
Nel corso della trattazione il lettore potrebbe pensare che si parli troppo di microbiologia e troppo poco di altre branche dell’enologia. In realtà la produzione di vino è un processo biotecnologico in cui il metabolismo del lievito, insieme a quello della vite, risulta determinante, ragion per cui appare evidente come sia la chimica enologica che la tecnologia enologica sono e devono essere finalizzate alla migliore espressione metabolica possibile del lievito.
Una serie di immagini ambientali, più di ogni discorso, porteranno il lettore a riflettere sul valore estetico del paesaggio agrario legato alla presenza della vite nonché sul valore volto alla conservazione dei suoli.
Pur essendo testimone di questo periodo storico, il testo non vuole avere carattere strettamente autobiografico, ma si pone l’obiettivo più alto di conoscere e comprendere il passato per meglio progettare il futuro. Ciò visto dall’interno dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia, significativo punto di rifermento culturale e tecnico del mondo produttivo enologico nazionale, insieme con le Sezioni Operative periferiche di Velletri, Barletta, Gaiole in Chianti.
Ovviamente non mancheranno considerazioni e riferimenti sia al mondo della politica che ad altre Istituzioni sul territorio.