Il nome rimanda al colore rosato della bacca, tipico di un vitigno la cui coltivazione in Valtellina trova testimonianze risalenti già al XVII sec. Ben si adatta ad essere allevato sia nei fondovalle sia sui terrazzi in quota; temprato, come la gente di lassù, dalla vita di montagna, non risente dei ritorni di freddo primaverili. La maturazione tardiva e il grappolo compatto favoriscono una certa sensibilità alla Botrite facilitata dalle piogge che spesso dopo l’invaiatura cadono copiose. L’acidità è la colonna portante del vino che ne deriva, grazie alla quale, in uvaggio con altre varietà gli permette di sopportare periodi d’invecchiamento anche piuttosto lunghi.