Difesa agronomica. La lotta indiretta nei confronti del marciume acido è certamente il metodo più efficace per contrastare la malattia. Essa consiste principalmente nell’evitare che l’acino possa avere spaccature, anche microscopiche, provocate da oidio o tignole, attraverso le quali possano insediarsi i funghi responsabli dell’alterazione suddetta. Perciò una corretta gestione della chioma, abbinata ad interventi che possano limitare l’eccesso di vigore da parte della pianta (concimazioni, scelta del portinnesto, ecc…), di certo concorrono ad arginare tale annosa problematica.
Difesa in agricoltura integrata. Prevenire il marciume acido contrastando altri patogeni che potrebbero favorirlo, significa anche organizzare una efficace difesa antioidica (Morando et al., 1999), e limitare i possibili danni delle tignole. Se dovessero comunque verificarsi le condizioni di possibili insediamenti di marciume acido si può ricorrere a fungicidi utilizzati nella difesa dalla botrite, che potrebbero avere effetti secondari anche nei confronti dei funghi responsabili dell’alterazione acida. Nonostante l’efficacia di alcune di queste molecole (Lavezzaro et al. 2008), bisogna precisare che agrofarmaci specifici contro il marciume acido non esistono anche in virtù dell’estrema complessità della malattia. Perciò si ribadisce l’importanza di prevenire tale alterazione agendo indirettamente sugli altri fattori già elencati che possono favorirla. È pur vero che sono in corso diverse sperimentazioni atte a valutare agrofarmaci e biostimolanti efficaci direttamente contro il marciume acido.
Difesa in agricoltura biologica. Al momento non si hanno dati certi che identifichino prodotti ammessi in agricoltura biologica con diretta attività nei confronti del marciume acido. Alcune sperimentazioni preliminari dimostrerebbero però una buona attività da parte del bicarbonato di potassio nell’arginare, almeno parzialmente, il patogeno.