Le indagini circa il meccanismo di azione del rame sulle spore di Plasmopara viticola sono, da Millardet ai giorni nostri, davvero numerose, anche se tutt’ora non esaustive. Di particolare interesse risultano gli studi condotti da Pickering nel 1909 circa la composizione della poltiglia bordolese ed il suo modificarsi, da un punto di vista strutturale, al variare del rapporto tra solfato di rame e calce. Il risultato finale dipenderà, inoltre, dalla velocità con cui i due composti sono stati addizionati, dalla temperatura alla quale è avvenuta la reazione e dal metodo di agitazione della miscela. È pur vero che le varie strutture possibili sono comunque tutte dotate di elevata attività biologica.
Tutti gli Autori sono concordi nell’affermare che l’efficacia fungicida dei sali cuprici è legata alla quota solubile in acqua. Pertanto si può dedurre che il sale basico, depositato sulla superficie fogliare, funga da riserva di principio
attivo, che entra in azione in condizioni di sensibile umidità, garantendo una prolungata azione nel tempo. L’azione del rame è esplicata dagli ioni Cu++ che, liberati in acqua, penetrano nella membrana semipermeabile e nella parete dei patogeni ed esercitano il loro effetto tossico nei confronti del micelio, delle spore e conidi dei funghi e degli sporangi e delle zoospore degli oomiceti, a cui appartiene la peronospora della vite.
La capacità del rame di attrarre elettroni lo rende in grado di formare facilmente composti chelati (sia elettricamente neutri, sia con carica negativa), quindi si presume che all’interno del patogeno esso passi attraverso complessi a varia stabilità. Un elevato accumulo di ioni rameici all’interno della cellula del patogeno causa svariate disfunzioni: un primo e violento effetto è l’attacco e l’inibizione degli enzimi respiratori, seguito da una denaturazione aspecifica delle strutture proteiche. A questi segue il blocco del trasporto di membrana dovuto all’azione diretta sui “carrier” e loro completa alterazione. La capacità del rame di legarsi agli enzimi che portano un radicale sulfidrilico determina, inoltre, alterazioni nei processi ossidoriduttivi.
Da quanto emerso finora si comprende come l’azione che questo catione esplica nei confronti della cellula fungina è talmente ampia da non permettere al patogeno di sviluppare alcun tipo di difesa, scongiurando nel tempo il verificarsi di fenomeni di resistenza.