Grazie alla buccia decisamente spessa, tale da permettere un buon appassimento, l’uva un veniva lasciata disidratare a lungo, per essere poi consumata in inverno. Questo può spiegare il nome singolare dato al vitigno, allora molto diffuso nel Bresciano. Esistono ancora diversi esemplari che costituiscono “topie” e pergolati domestici. Questo suo utilizzo è reso possibile dalle caratteristiche intrinseche della varietà, ossia l’ottima resistenza alle malattie crittogamiche (botrite in particolare), ed alle avversità meteorologiche. Vinificato in purezza produce un vino dal colore giallo paglierino, sapido e armonico, che proveniente dal vigneto della Pusterla, nel centro della città, dona un IGT chiamato “Ronchi di Brescia”.